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RECUPERO DEL PASSATO

I boschi che ci circondano oggi sono un po' lo specchio della condizione dei territori di montagna: stanno inghiottendo le piccole frazioni disabitate, il terreno non drena più l'acqua e sempre più spesso assistiamo a frane e alluvioni con pesanti ricadute sulla quotidianità dei già pochi abitanti.

Ecco perché per Green Ger il recupero e la valorizzazione del bosco non rappresenta solo una fonte di reddito economico e di salvaguardia ambientale, ma anche un recupero di valori culturali che, con l'avvento della modernità e delle nuove tecnologie, hanno smesso di essere tramandati di generazione in generazione.

VERDE E CIRCOLARE.
UN TREND CHE ESISTEVA GIà CENT'ANNI FA

Dal Medioevo fino al secondo dopoguerra i boschi della Val Brembana infatti rappresentavano la principale fonte di sostentamento per l'economia locale. Nonostante un territorio impervio e difficilmente accessibile, i boreler bergamaschi (i boscaioli) hanno saputo trovare vari modi per sfruttare una risorsa naturale ampiamente disponibile. Per dare un'idea della risorsa rappresentata dal legname del territorio a quei tempi, riportiamo una descrizione trovata in un manoscritto del 1800: "Per lo Brembo si conducon ogni anno più di 500.000 borrelli, che servono la città per abbrugiarsi delle case, nelle fornaci, nelle tintorie e in altri si fatti edifici. Vi si conducono anco migliaia di bore di abeti e larici per le fabbriche".

In passato boschi venivano diradati e le piante sezionate ad una lunghezza non oltre i 4 metri. Venivano private dei rami e scortecciate, e lasciate nel bosco ad essiccare, raggruppandole in più punti per essere poi trasferite a valle. Le ramaglie venivano lasciate marcire sul posto. Prima dell'arrivo della neve venivano costruite le soende, ovvero i canali attraverso i quali, sfruttando il terreno ghiacciato, venivano fatte scorrere a valle anche per chilometri senza fermarsi. Ogni boreler aveva il suo zapì e la sua sigùr per facilitare lo scorrimento della bora lungo il percorso. Le soende si utilizzarono fino all'avvento delle teleferiche intorno alla prima metà del '900. Sfruttando le piene primaverili del fiume Brembo venivano fatte scendere fino alle ghiaie del fiume Adda e trasferite attraverso i canali fino a Milano.

Alcuni boreler della Valle Brembana partivano come emigranti, portando all'estero le loro competenze, quello che oggi chiameremmo know-how. Francia, Svizzera e Austria apprezzavano l'ingegno e la caparbietà bergamasca, ma soprattutto la loro capacità di esperti boscaioli e installatori di teleferiche anche su terreni molto più impervi. La migrazione dei boreler è durata fino alla fine degli anni '60.

L'arrivo dell'industria e la costruzione dei primi sbarramenti lungo il fiume Brembo hanno interrotto questa attività economica che lentamente è andata sparendo. Non solo i manoscritti antichi, ma anche le vecchie fotografie mostrano come i boschi per secoli abbiano costituito un'importante fonte di sostentamento per la gente delle Orobie: essi sono stati fornitori di legname, di carbone, di foglie secche per i giacigli del bestiame e anche di frutti. I tempi però sono cambiati come è cambiata anche la società che si è fatta più industriale che contadina. I boschi sono stati abbandonati a favore di una vita più agiata e fisicamente meno faticosa.

fonte: Felice Riceputi, Annuario CAI Alta Valle Brembana